Claude CORRADO
NOTIFICATO EUROPA ANGUISSOLA (Cremona, 1548/1549 circa - ante 18 gennaio 1579)
Rittrato di gentiluomo (della famiglia Affaitati?) can penna nella mano destra
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NOTIFICATO EUROPA ANGUISSOLA (Cremona, 1548/1549 circa - ante 18 gennaio 1579)
Rittrato di gentiluomo (della famiglia Affaitati?) can penna nella mano destra
Olio su tela (restauri e usure) 90 x 70 cm Firmato in basso a sinistra : Europa virgo Amil / caris Anguissola[e] filia / soror Sophonys[bae]/ Pinxit […] Cornice dorata Iscrizioni non riconosciute sulle due lettere in basso a destra EUROPA ANGUISSOLA (Crémone, 1548/1549 circa - ante 18 gennaio 1579) Portrait d'un homme de qualité (de la famille Affaiati?) portant une plume dans sa main droite Huile sur toile (restaurations et usures) 90 x 70 cm Signé en bas à gauche : Europa virgo Amil / caris Anguissola[e] filia / soror Sophonys[bae]/ Pinxit […] Cadre doré Inscriptions non reconnues sur les deux lettres en bas à droite Si ringrazia il Professor Marco Tanzi per aver confermato l’attribuzione sulla base della fotografia in alta e redatto la scheda delle pagine precedenti. Nous remercions le professeur Marco Tanzi d’avoir confirmé l’attribution sur la base de la photographie en haute résolution et d'avoir rédigé la fiche aux pages précédentes. Il notevole dipinto riveste un particolare rilievo nella pittura del Cinquecento cremonese perché risulta essere, allo stato attuale della ricerca, l’unico firmato dei «molti ritratti di gentiluomini in Cremona, che sono naturali e belli affatto» – soprattutto autoritratti – ricordati in primis da Giorgio Vasari quindi dai documenti e dalle fonti a stampa, di mano della penultima figlia di Amilcare Anguissola e Bianca Ponzoni.1 In questo caso non si può dare torto all’aretino perché il ritratto è di bella distinzione e qualità piuttosto sostenuta Poi, il ritrovamento viene finalmente a coprire una carenza importante, perché di Europa era nota soprattutto per due dipinti religiosi non esaltanti, due pale d’altare già nella chiesa di Sant’Elena a Cremona, delle quali una sola firmata, la Chiamata di Pietro e Andrea ora nella parrocchiale di Vidiceto. In origine era sull’altare dedicato a Sant’Andrea, di patronato della nobile famiglia Schinchinelli, della quale la pittrice nel 1569 aveva sposato un esponente, Carlo.2 Va detto, per inciso, che Amilcare riesce a far sposare Europa con Carlo Schinchinelli, arrampicandosi letteralmente sugli specchi per recuperare una dote adeguata3 . La seconda pala, solamente attribuita ma su basi piuttosto solide, è la Stigmatizzazione di San Francesco con il ritratto di Angela Fossa Schinchinelli, derivata da un celebre modello di Giulio Campi, ora collocata sopra una delle porte laterali della chiesa cittadina di Sant’Agata.4 Pochi anni orsono, invece, è stata aggiunta al suo scelto catalogo la deliziosa teletta con l’Annunciazione in collezione privata, firmata da Europa e derivata dall’affresco di Bernardino Gatti detto il Sojaro nel tamburo di Santa Maria di Campagna a Piacenza, con un’iscrizione che dichiara che si tratta della sua prima opera, eseguita a tredici anni, come dono per l’altra sorellina Minerva.5 Mancano quindi, in questo panorama, dipinti certi della specialità familiare, la ritrattistica; anche perché gli esemplari che le sono stati attribuiti non reggono alla prova della filologia. Per dare conto della fama della giovinetta, vale la pena partire, come si è già accennato, da Giorgio Vasari, che nella sua visita a Cremona del 1566, frequenta la famiglia: «La terza sorella Angosciola, chiamata Europa, che ancora è in età puerile, et alla quale, che è tutta grazia e virtù, ho parlato questo anno, non sarà, per quello che si vede nelle sue opere e disegni, inferiore né a Sofonisba né a Lucia sue sorelle. Ha costei fatto molti ritratti di gentiluomini in Cremona, che sono naturali e belli affatto; et uno ne mandò in Ispagna della signora Bianca sua madre, che piacque sommamente a Sofonisba et a chiunche lo vide di quella corte».6 Anche Europa, com’era successo per Sofonisba, è oggetto della martellante campagna propagandistica di Amilcare: ricordiamo soltanto che, in una lettera del 1557 alla duchessa di Mantova, Margherita Paleologa, papà Anguissola spinge l’acceleratore della piaggeria proprio per favorire «l’Europpa, la quale ogni dì prega per la Vostra Excellentissima Signoria et le orationi sue tengo che le sarano in questa sua etate acette al Signore Iddio il qual fin ad hora ci dimostra ch’el habbia da superare de virtute et di bontade ogni altra mia figliuola»7 . Insieme a Sofonisba e Lucia, intanto, Europa prende parte alla realizzazione di un ciclo di ritratti di uomini illustri per il canonico Pietro Antonio Tolentino, tra i quali un «Ritratto della sig.ra Europpa Anguisola fatto da lei».8 Tra i cremonesi più in vista nelle vicende politiche e amministrative della città, poi, particolarmente legato alla famiglia Anguissola, Brocardo Persico possedeva nel palazzo di Milano un autoritratto di Europa.9 Tralasciando le scarsissime e ripetitive annotazioni bibliografiche, vale la pena di segnalare l’uniformarsi del ritratto in esame con il più tipico “stile Anguissola”: ovvero le coordinate stilistiche peculiari del momento cremonese di Sofonisba, che lascia la città per Madrid in quanto scelta nel 1559 come dama di corte e insegnante di pittura di Isabella di Valois, terza moglie di Filippo II d’Asburgo. Ancora per qualche anno, tuttavia, all’inizio del decennio successivo, il suo stile continua sulla medesima traccia, ed è proprio quello che impronta decisamente la produzione delle sorelle. La composizione, con il personaggio seduto al tavolino coperto dalla tovaglia di velluto verde, intento a scrivere una lettera con uno stilo, rientra nella tradizione consolidata della ritrattistica cittadina, soprattutto di Bernardino Campi, alla metà del XVI secolo. Per quanto riguarda Sofonisba vengono in mente il Ritratto di Giulio Clovio già nella collezione di Federico Zeri o quello della madre, Bianca Ponzoni, di Berlino (Staatliche Museen, Gemäldegalerie, inv. gg3352), datato 1557, o il vecchio barbuto del 1560 a Burghley House; mentre di Lucia va ricordato il Ritratto del dottor Pietro Manna del Prado (inv. P16).10 Questi modi, così in linea con gli insegnamenti di Bernardino Campi e Bernardino Gatti, si protrarranno negli anni nelle sorelle rimaste a Cremona, pur morte relativamente giovani, mentre lo stile di Sofonisba si evolverà, seguendo le proprie inclinazioni, nel lunghissimo itinerario della propria vita (1532-1629).11 Per quanto riguarda Europa, la sua formazione ha avvio con Sofonisba e prosegue, forse, con Lucia; passerebbe poi, secondo le fonti, se non agli insegnamenti, all’utilizzo di disegni di Antonio Campi come modelli di ispirazione. Gli elementi della moda sembrano certificare una cronologia sugli anni Sessanta-Settanta per il nostro personaggio – accigliato e senza alcuna concessione all’idealizzazione, ma reso con una rimarchevole attenzione per il vero di natura, con la barba incredibilmente folta e l’incipiente calvizie –, che purtroppo non riusciamo a identificare, in quanto le iscrizioni vergate sull’esterno delle due lettere appoggiate sul tavolino risultano in parte abrase e poco leggibili: si coglie a fatica un «[…] Affait […]» sulla prima, che potrebbe essere svolto in Affaitati, la celebre famiglia cremonese di mercanti e banchieri con filiali ad Anversa e a Lisbona. Sulla seconda invece si può leggere «Al mio car.mo figliolo […]» e la firma «Johannes», ma credo che occorra un buon restauro per poter avere informazioni più garantite. Non dimentichiamo, comunque, in attesa di nuove emergenze documentarie che «questi signori Anguissoli, e tutti di casa loro, eran parenti e affezionatissimi agli Affaitati».12 La tavolozza è quella utilizzata da tutte le sorelle Anguissola, raffinata ed elegante, con un gusto accentuato per i contrasti cromatici mai troppo enfatizzati ma resi con quella freschezza che rende ogni loro dipinto piacevole allo spettatore: da sfondi neutri emergono i verdi brillanti dei velluti, i neri che virano sul grigio nel raffinato giuppone, con inserti luminosi di bianchi sapienti nei colletti e polsini candidi; e lo studio accentuato delle fisionomie dei volti, tra pallori e rossori addolciti e ribassati nei toni, così da rendere gli effigiati nelle loro espressioni più tipiche, di un naturalismo accostante e mai eccessivo. Proprio nel solco di Sofonisba. Marco Tanzi Ce tableau remarquable revêt une importance particulière pour la peinture crémonaise du XVIe siècle, car il semble être, en l'état actuel des recherches, le seul signé parmi les "nombreux portraits de gentilshommes de Crémone, qui sont naturels et beaux à tous égards" - surtout des autoportraits - recensés tout d'abord par Giorgio Vasari, puis par des documents et des sources imprimées, par l'avant-dernière fille d'Amilcare Anguissola et de Bianca Ponzoni. Dans ce cas, on ne peut pas blâmer l'artiste d'Arezzo car le portrait est d'une belle distinction et d'une qualité plutôt soutenue. Ensuite, la découverte comble enfin une lacune importante, car Europa était surtout connue pour deux peintures religieuses sans grand intérêt, deux retables qui se trouvaient autrefois dans l'église Sant'Elena de Crémone, dont un seul est signé, l'Appel de Pierre et André qui se trouve maintenant dans l'église paroissiale de Vidiceto. Il se trouvait à l'origine sur l'autel dédié à saint André, patronné par la noble famille Schinchinelli, dont la peintre avait épousé un membre, Carlo, en 1569. Il faut d'ailleurs préciser qu'Amilcare a réussi à marier Europa à Carlo Schinchinelli, en s'arrachant littéralement les cheveux pour récupérer une dot convenable. Le deuxième retable, seulement attribué mais sur une base assez solide, est la Stigmatisation de saint François avec le portrait d'Angela Fossa Schinchinelli, dérivé d'un modèle célèbre de Giulio Campi, aujourd'hui placé au-dessus de l'une des portes latérales de l'église de la ville de Sant'Agata. Il y a quelques années, en revanche, la ravissante toile de l'Annonciation d'une collection privée, signée par Europa et dérivée de la fresque de Bernardino Gatti connue sous le nom de "il Sojaro" dans le tambour de Santa Maria di Campagna à Piacenza, a été ajoutée à son catalogue, avec une inscription indiquant qu'il s'agissait de sa première œuvre, peinte à l'âge de treize ans comme cadeau pour son autre petite sœur, Minerva. Par conséquent, les peintures de la spécialité familiale, le portrait, manquent dans ce panorama, notamment parce que les exemples qui lui sont attribués ne résistent pas à l'épreuve de la philologie. Pour rendre compte de la renommée de la jeune fille, il convient de commencer, comme nous l'avons déjà mentionné, par Giorgio Vasari, qui rendit visite à la famille à Crémone en 1566 : "La troisième sœur Angosciola, appelée Europa, qui est encore en âge puéril, et à laquelle, qui est toute grâce et vertu, j'ai parlé cette année, ne sera pas, d'après ce que l'on peut voir dans ses œuvres et ses dessins, inférieure à Sofonisba ou à Lucia ses sœurs. Elle a fait de nombreux portraits de gentilshommes à Crémone, qui sont naturels et beaux à tous égards ; et elle a envoyé en Espagne un portrait de la signora Bianca, sa mère, qui a beaucoup plu à Sophonisba et à tous ceux qui l'ont vu à la cour". Europa aussi, comme Sophonisba, est l'objet de la campagne de propagande d'Amilcare : rappelons seulement que, dans une lettre de 1557 à la duchesse de Mantoue, Margherita Paleologa, le père Anguissola appuie sur l'accélérateur de la piété précisément pour favoriser "Europpa, qui prie tous les jours pour Votre Très Excellente Seigneurie et dont je crois que les prières seront agréables au Seigneur Dieu en ce temps, qui jusqu'à présent nous a montré qu'elle avait plus de vertu et de bonté que n'importe laquelle de mes autres filles". Avec Sofonisba et Lucia, Europa a participé à la réalisation d'un cycle de portraits d'hommes illustres pour le chanoine Pietro Antonio Tolentino, dont un "Ritratto della sig.ra Europpa Anguisola fatto da lei" (Portrait de Mme Europpa Anguisola réalisé par elle). Brocardo Persico, l'un des Crémonais les plus en vue dans les affaires politiques et administratives de la ville, particulièrement lié à la famille Anguissola, possédait donc un autoportrait d'Europa dans son palais milanais. Si l'on fait abstraction des très rares et répétitives annotations bibliographiques, il est intéressant de noter que le portrait examiné est conforme au "style Anguissola" le plus typique, c'est-à-dire aux coordonnées stylistiques propres au moment crémonais de Sofonisba. Sofonisba quitta la ville pour Madrid puisqu'elle fut choisie en 1559 comme dame de cour et professeur de peinture d'Isabelle de Valois, troisième épouse de Philippe II de Habsbourg. Pendant quelques années encore, au début de la décennie suivante, son style se maintient dans la même veine, et c'est précisément ce style qui marque de manière décisive la production des sœurs. La composition, avec le personnage assis à la petite table recouverte d'une nappe de velours vert, occupé à écrire une lettre à l'aide d'un stylet, s'inscrit dans la tradition établie du portrait urbain, en particulier par Bernardino Campi, au milieu du XVIe siècle. En ce qui concerne Sofonisba, on pense au Portrait de Giulio Clovio déjà présent dans la collection de Federico Zeri ou à celui de sa mère, Bianca Ponzoni, à Berlin (Staatliche Museen, Gemäldegalerie, inv. gg3352), daté de 1557, ou encore au Vieillard barbu de 1560 à Burghley House ; quant au Portrait du docteur Pietro Manna de Lucia au Prado (inv. P16), il ne faut pas l'oublier. Ces manières, si conformes aux enseignements de Bernardino Campi et de Bernardino Gatti, se poursuivront au fil des ans chez les sœurs restées à Crémone, bien qu'elles soient mortes relativement jeunes, tandis que le style de Sofonisba évoluera, selon ses propres inclinations, au cours de la très longue période de sa vie (1532-1629). En ce qui concerne Europa, sa formation commence avec Sofonisba et se poursuit peut-être avec Lucia ; elle passe ensuite, selon les sources, sinon à l'enseignement, du moins à l'utilisation des dessins d'Antonio Campi comme modèles d'inspiration. Des éléments de mode semblent certifier une chronologie des années 1560-1570 pour notre personnage - renfrogné et sans concession à l'idéalisation, mais rendu avec une remarquable attention au réel de la nature, avec une barbe incroyablement épaisse et une calvitie naissante -, que nous ne pouvons malheureusement pas identifier, les inscriptions à l'extérieur des deux lettres posées sur la table étant en partie abrasées et à peine lisibles : sur la première, on distingue à peine un "[...] Affait [...]", qui pourrait être Affaitati, la célèbre famille crémonaise de marchands et de banquiers ayant des succursales à Anvers et à Lisbonne. Sur la seconde, en revanche, on peut lire "A mon cher fils [...]" et la signature "Johannes", mais je pense qu'une bonne restauration est nécessaire pour obtenir des informations plus sûres. N'oublions pas cependant, en attendant de nouvelles preuves documentaires, que "ces messieurs Anguissoli, et toute leur maison, étaient des parents et aimaient beaucoup les Affaitati". La palette est celle utilisée par toutes les sœurs Anguissola, raffinée et élégante, avec un goût accentué pour les contrastes de couleurs qui ne sont jamais exagérés mais rendus avec cette fraîcheur qui rend chacun de leurs tableaux agréable à regarder : des fonds neutres émergent les verts vifs des velours, les noirs qui virent au gris dans les jacquards raffinés, avec des insertions lumineuses de blancs savants dans les cols et les poignets blancs; et l'étude accentuée des physionomies des visages, entre pâles et rouges adoucis et abaissés, de façon à rendre les effigies dans leurs expressions les plus typiques, d'un naturalisme constant et jamais excessif. Précisément dans la veine de Sofonisba. Marco TanziVente terminée
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