GIOVANNI BATTISTA TROTTI DETTO IL MALOSSO (Cremona, 1555 – Parma, 1619)
Madonna con Bambino e i santi Giacinto e Stefano
Olio su tela (restauri)
144 x 87 cm
Firmato e datato 1599 in basso al centro sul cartiglio : «Malossus faciebat / año 1599»
Senza cornice
GIOVANNI BATTISTA TROTTI DIT LE MALOSSO (Crémone, 1555 - Parme,1619)
Vierge du Rosaire avec les saints Dominique et Étienne
Huile sur toile (restaurations)
144 x 87 cm
Signée et datée 1599 au centre en bas : «Malossus faciebat / año
1599»
Provenienza / Provenance :
Christie’s, Roma, 15 ottobre 1970, lotto 68
Pubblicato in / Publié dans :
M. Di Giampaolo, Una scheda per il Malosso, “Antichità Viva”, XV, 1976,
5, pp. 20-21.
R. Poltronieri, Il Malosso e la sua bottega, 2019, p. 232, n. 9 (come
attribuito al Malosso, senza foto)
F. Piazza, Un dipinto (e un documento) per Giovanni Battista
Trotti Il Malosso, in Arte Lombarda, Nuova Serie 194, 1 (2022)
Apparsa per la prima volta sul mercato antiquario nel 1970
(Christie’s, 15 ottobre 1970), la tela è stata considerata dispersa
per molto tempo (Poltronieri 2019), fino alla recente pubblicazione di
Filippo Piazza (Piazza 2022).
L’opera presenta tutte le caratteristiche stilistiche e compositive di
Giovan Battista Trotti detto il Malosso, di cui compare anche la firma
sul tipico cartiglio dipinto in basso, al centro della tela: “Malossus
faciebat año 1599”. Nonostante l’iconografia e la data iscritta siano
compatibili con i lavori svolti dal Malosso per la Confraternita del
Rosario nella basilica cremonese di San Domenico (demolita tra
1869 e 1871), risulta errata l’ipotesi avanzata nel 1970 in merito alla
provenienza del dipinto dalla cappella di tale congregazione: non è
infatti emerso alcun riscontro né dai contratti stipulati con il Trotti,
né dalle numerose descrizioni antiche della chiesa. La Madonna del
Rosario alla presenza di san Domenico e altri santi è un soggetto
molto diffuso nella produzione malossesca e se teniamo conto delle
dimensioni contenute del dipinto in oggetto è difficile ipotizzarne la
destinazione come pala d’altare in una grande chiesa come quella
di San Domenico. Più probabile è la provenienza da una cappella
gentilizia, come avanzato da Piazza.
Il 1599 fu per Malosso il periodo di massima attività pittorica: la sua
bottega stava infatti lavorando nella cappella del Rosario in San
Domenico a Cremona, ma anche nel Duomo di Salò, nella chiesa
di San Francesco a Piacenza, e di lì a poco avrebbe dato avvio al
cantiere in San Siro a Soresina. Ma al 1599 risale anche il carteggio in
cui Giulia Maggi Gambara esorta il pittore a tornare al lavoro in area
bresciana, per cui non possiamo escludere che la commissione sia
proprio riferibile a tale famiglia. Vista la quantità di impegni, alla fine
degli anni Novanta il maestro preferiva riutilizzare nelle proprie opere
delle figure già studiate, adoperate e lasciate in bottega al fine di
velocizzare e standardizzare il lavoro d’équipe. Proprio per i Gambara
a Verolanuova aveva dipinto nel 1588 una Madonna del Rosario in cui
san Domenico è perfettamente sovrapponibile a quello della tela in
esame, così come quello nella Madonna del Rosario del 1595 circa, oggi
in collezione privata, con tutta probabilità proveniente dalla chiesa di
San Siro a Soresina (Poltronieri 2019, tav. 40).
Tutte e tre le tele propongono quindi il medesimo soggetto e lo stesso
santo sulla sinistra, mentre varia la figura di destra, nella nostra tela
identificabile con santo Stefano in abiti da diacono, la palma del
martirio e la pietra. In realtà l’intera composizione è particolarmente
vicina anche a due disegni riferibili al Trotti: uno è la Madonna con
Bambino tra due santi conservato al Victoria and Albert Museum,
in cui è ripresa la posizione degli angioletti che affiancano il gruppo
della Vergine col Bambino, qui ancora concepito frontale e centrale.
Il secondo è la Madonna con Bambino, i santi Lorenzo e Giovanni
Battista e il committente (Tanzi 1999, p. 142) conservato al Gabinetto
dei disegni e stampe degli Uffizi, in cui la Madonna col Bambino e san
Lorenzo corrispondono, in controparte, alla zona destra della nostra
tela, ovvero alla figura del santo diacono - non riscontrabile invece
nei dipinti del maestro a noi noti - e all’impostazione decentrata
della Madonna e Gesù tra le nuvole. Vertice della classica struttura
piramidale, la Vergine tiene fra le braccia il figlio che sta porgendo
il rosario a san Domenico, composizione già abbozzata in una tela
degli anni ottanta, la Madonna di Loreto in collezione privata (1580-
1585; Poltronieri 2019, tav. 3). Ma più di tutti è accostabile a questo
gruppo la Madonna con Bambino delle Courtauld Galleries (inv. 606),
un disegno quadrettato che differisce dalla nostra tela solo per la
mancanza del rosario nella mano del Bambino.
Raffaella Poltroneri
Apparu pour la première fois sur le marché de l’art en 1970
(Christie's, 15 octobre 1970), ce tableau a longtemps été considéré
comme perdu (Poltronieri 2019), jusqu'à sa récente publication par
Filippo Piazza (Piazza 2022).
L'œuvre présente toutes les caractéristiques stylistiques et de
composition de Giovan Battista Trotti dit Malosso, dont la signature
figure également sur le cartouche typique peint en bas au centre de la
toile: "Malossus faciebat año 1599". Malgré le fait que l'iconographie
et la date inscrite soient compatibles avec l'œuvre réalisée par
Malosso pour la Confrérie du Rosaire dans la basilique crémonaise
de San Domenico (démolie entre 1869 et 1871), l'hypothèse émise
en 1970 concernant la provenance du tableau de la chapelle de
cette congrégation est erronée : en effet, il n'y a aucune preuve
ni dans les contrats conclus avec Trotti, ni dans les nombreuses et
anciennes descriptions de l'église. La Vierge du Rosaire en présence
de saint Dominique et d'autres saints est un sujet très courant dans
la production malossienne, et si l'on tient compte des dimensions
réduites du tableau en question, il est difficile d'émettre l'hypothèse
de sa destination comme retable d'une grande église comme celle
de San Domenico. Il est plus probable qu'il provienne d'une chapelle
aristocratique, comme suggéré par Piazza.
L’année 1599 est la période de plus grande activité de Malosso
: son atelier travaille en effet dans la chapelle du Rosaire à San
Domenico à Cremona, mais aussi dans la cathédrale de Salò, dans
l'église de San Francesco à Piacenza, et peu après, dans le chantier
de San Siro in Soresina. Mais à cette même année date aussi la
correspondance dans laquelle Giulia Maggi Gambara exhortait le
peintre à retourner travailler dans la région de Brescia, raison pour
laquelle nous ne pouvons pas exclure que le commanditaire soit
précisément un représentant de cette famille. Compte tenu du
nombre d'engagements, le peintre préfère, à la fin des années 1990,
réutiliser dans ses œuvres des figures déjà étudiées, utilisées et laissées
dans l'atelier, afin d'accélérer et d'uniformiser le travail de l'équipe.
C'est précisément pour la famille Gambara de Verolanuova qu'il avait
peint en 1588 une Madone du Rosaire dans laquelle saint Dominique
est parfaitement superposable à celui de notre tableau, tout comme
celui de la Madone du Rosaire d'environ 1595, aujourd'hui en collection
privée, provenant très probablement de l'église de San Siro à Soresina
(Poltronieri 2019, planche 40). Les trois toiles proposent donc le même
sujet et le même saint à gauche, alors que la figure de droite varie, et
qui dans notre toile est identifiable à saint Étienne en robe de diacre, à
la palme du martyre et à la pierre.
En fait, l'ensemble de la composition est aussi particulièrement proche
de deux dessins attribuables à Trotti : le premier est la Madone à
l'Enfant entre deux saints du Victoria and Albert Museum, dans lequel
la position des anges est reprise pour encadrer le groupe de la Vierge à
l'Enfant, ici encore conçu de manière frontale et centrale. La seconde
est la Madone et l'Enfant, les saints Laurent et Jean-Baptiste et le
commanditaire (Tanzi 1999, p. 142) conservés dans le Cabinet des
dessins et des estampes des Offices, dans lequel la Vierge à l'Enfant
et Saint Laurent correspondent, en contrepoint, à la partie droite
de notre toile, c'est-à-dire à la figure du saint diacre - qui n'existe
pas dans les tableaux que nous connaissons - et à la composition
décentrée de la Vierge et de Jésus dans les nuages. Au sommet de la
structure pyramidale classique, la Vierge tient dans ses bras son fils qui
tend le chapelet à saint Dominique, composition déjà esquissée dans
un tableau des années 1980, la Madone de Lorette en collection privée
(1580-1585 ; Poltronieri 2019, planche 3). Mais davantage comparable
à ce groupe est la Vierge à l'Enfant des Courtauld Galleries (inv. 606),
un dessin quadrillé qui ne diffère de notre toile que par l'absence du
chapelet dans la main de l'enfant.
Raffaella Poltroneri
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…………………………………………………………………………………………………..
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